Federico Poli

18 GEN – 22 FEB 2020

La mostra presenta una serie di opere costituite da interventi pittorici e materici su immagini fotografiche, base simbolica per raccontare una storia, un percorso soggettivo.
In eterno conflitto nell’io dell’artista, fisicità e matericità, interiorità ed esteriorità interagiscono tra loro, e, come differenti “surfaces”, si scontrano, si combinano, cambiano forma o posizione, infine si fondono: ecco come prendono forma le opere di Federico Poli.
Combinando i piani tra ciò che è reale e ciò che è invisibile, ciò che è materia e ciò che è pulviscolo, si esplicita l’eterno conflitto tra area mentale ed area fisica.
Un forte carattere di dualità e contraddizione emerge infatti appena ci si confronta con il suo lavoro: i soggetti delle immagini vogliono liberarsi di un qualcosa che prende forma attorno a loro, è un relazionarsi con l’ambiente in modo forte, quasi rifiutandolo. Partendo da una foto, una stampa, considerata come un supporto, carta fotografica con caratteristiche fisiche proprie ben precise, la materia di cui è costituita viene scavata in profondità, quasi aggredita, con gesti irruenti e strumenti feroci, graffi, tagli, infine colore. Questo atto concreto quanto onirico, è un addentrarsi in profondità nel tempo dello scatto e nella materia attraversando ogni superficie, sia fisica che emozionale. È un vivere l’opera in modo viscerale, quasi fosse costituita anch’essa delle fibre stesse del nostro corpo, fino al raggiungimento della sua essenza: l’elemento naturale e primigenio, la luce, la vita che si sprigiona dalla materia.

Francesca Gualandi

La mostra presenta una serie di opere costituite da interventi pittorici e materici su immagini fotografiche, base simbolica per raccontare una storia, un percorso soggettivo.
In eterno conflitto nell’io dell’artista, fisicità e matericità, interiorità ed esteriorità interagiscono tra loro, e, come differenti “surfaces”, si scontrano, si combinano, cambiano forma o posizione, infine si fondono: ecco come prendono forma le opere di Federico Poli.
Combinando i piani tra ciò che è reale e ciò che è invisibile, ciò che è materia e ciò che è pulviscolo, si esplicita l’eterno conflitto tra area mentale ed area fisica.
Un forte carattere di dualità e contraddizione emerge infatti appena ci si confronta con il suo lavoro: i soggetti delle immagini vogliono liberarsi di un qualcosa che prende forma attorno a loro, è un relazionarsi con l’ambiente in modo forte, quasi rifiutandolo. Partendo da una foto, una stampa, considerata come un supporto, carta fotografica con caratteristiche fisiche proprie ben precise, la materia di cui è costituita viene scavata in profondità, quasi aggredita, con gesti irruenti e strumenti feroci, graffi, tagli, infine colore. Questo atto concreto quanto onirico, è un addentrarsi in profondità nel tempo dello scatto e nella materia attraversando ogni superficie, sia fisica che emozionale. È un vivere l’opera in modo viscerale, quasi fosse costituita anch’essa delle fibre stesse del nostro corpo, fino al raggiungimento della sua essenza: l’elemento naturale e primigenio, la luce, la vita che si sprigiona dalla materia.

Francesca Gualandi

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