SERGIO WILLIAMS

6-7 aprile 2019

È un sentimento di straniamento quello che coglie lo spettatore nell’avvicinarsi alle opere di Sergio Williams.  La serie delle foreste blu offre uno scenario naturale dal ricco e rigoglioso paesaggio esotico, peraltro non scevro dagli echi di lontane civiltà; ma in questa natura grandiosa ed incontaminata, è assolutamente e primariamente avvertibile un elemento “alieno”, un che di perturbante, che nell’attimo cristallino della sospensione dona agli astanti l’ebbrezza di una vertigine. Questo enigma, non esplicitato, ma essenza stessa dei quadri di Williams, scardina la natura della concezione di paesaggio, genere pittorico tra i più rappresentati nella nostra tradizione artistica, e lo rende altro. L’utilizzo surreale del colore costruisce uno scenario dal taglio quasi fotografico, ma dal carattere “fantascientifico”, al limite del reale. In una solitudine azzurrina in cui l’aria è cristallina ed il cielo straordinariamente terso, il regno vegetale sprigiona tutta la sua forza, in un silenzio quasi “udibile”, a tratti frastornante, un edenico giardino che ci è completamente estraneo nella sua irrealtà. Con enigmatica freddezza, questa incombente macchia verde che nulla rivela, toglie allo sguardo qualsiasi orizzonte ed al contempo spalanca la porta verso mondi immaginabili, possibili, con una capacità evocativa che ci tiene sospesi tra realtà e fantasia, in una sensazione di totale spaesamento che è la forza stessa di questi dipinti. 


Francesca Gualandi

È un sentimento di straniamento quello che coglie lo spettatore nell’avvicinarsi alle opere di Sergio Williams. La serie delle foreste blu offre uno scenario naturale dal ricco e rigoglioso paesaggio esotico, peraltro non scevro dagli echi di lontane civiltà; ma in questa natura grandiosa ed incontaminata, è assolutamente e primariamente avvertibile un elemento “alieno”, un che di perturbante, che nell’attimo cristallino della sospensione dona agli astanti l’ebbrezza di una vertigine. Questo enigma, non esplicitato, ma essenza stessa dei quadri di Williams, scardina la natura della concezione di paesaggio, genere pittorico tra i più rappresentati nella nostra tradizione artistica, e lo rende altro. L’utilizzo surreale del colore costruisce uno scenario dal taglio quasi fotografico, ma dal carattere “fantascientifico”, al limite del reale. In una solitudine azzurrina in cui l’aria è cristallina ed il cielo straordinariamente terso, il regno vegetale sprigiona tutta la sua forza, in un silenzio quasi “udibile”, a tratti frastornante, un edenico giardino che ci è completamente estraneo nella sua irrealtà. Con enigmatica freddezza, questa incombente macchia verde che nulla rivela, toglie allo sguardo qualsiasi orizzonte ed al contempo spalanca la porta verso mondi immaginabili, possibili, con una capacità evocativa che ci tiene sospesi tra realtà e fantasia, in una sensazione di totale spaesamento che è la forza stessa di questi dipinti.

 

Francesca Gualandi

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